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Poi arrivò il tempo.
Dopo ferro, sangue, lacrime venne il tempo della polvere.
La polvere alzata sulla strada, in fuga.
La polvere a cui qualcuno ci destinava, polvere d’ossa.
C’era una parola per dirlo, nuova, almeno per me.
La parola nuova era: sterminio.
Me la spiegò in montagna un professore di Torino.
Lui ebreo, io zingaro ci trovammo su in montagna, i più strambi tra i partigiani.
Almeno così credemmo per un po’.
Il professore di Torino aveva insegnato in un liceo, fin che aveva potuto, fino alle leggi sulla razza. Aveva tribolato presto, ben da prima di me e della mia famiglia. Noi si girava sul vurdon - il carrozzone trainato dalla Lilla, la cavallona da tiro - ancora tranquilli, giù nella piana oltre Casale quando lui e i suoi già si nascondevano.
Quando ci trovammo in montagna le nostre famiglie erano già state portate via, verso i camp di raccolta. Quelli che lui diceva essere solo l’inizio dello sterminio.
STERMINIO.
Doveva aver visto la mia faccia perplessa, non avevo mai sentito quella parola; né nella lingua mia né in piemontese né in italiano.
STERMINIO.
“Come ammazzare, ma di più, tanti in modo pianificato, tutto un gruppo di persone: zingari come te, ebrei come me, comunisti, matti, uomini a cui piacciono gli uomini, anarchici, storpi”
aveva detto e poi aggiunto
“Ogni parola ha una storia e in quella storia molte volte si trovano le ragioni, anche quelle miserabili. Si trovano le ragioni delle azioni, anche, appunto, delle azioni miserabili”.
Così, in una sera fredda, il professore mi aveva raccontato da dove veniva quella parola.
Sterminare dal latino EX TERMINARE.
EX TERMINARE cacciare fuori dai confini.
Disper...
L'avevo interrotto:
- “Io e la mia gente confini non ne conosciamo e per quanto ci si cacci via, un po’ più in là, il mondo resta casa, strada da percorrere”.
E lui aveva ripreso
- "Per noi giudei, per noi ebrei, non è molto diverso; senza una patria abbiamo fatto casa del mondo, da Leopoli a Tangeri, da Torino a New York. Ma i confini ora e qui sono quelli del mondo stesso, ci cacciano oltre ogni confine. Oltre il confine della vita stessa. Ci vogliono far sparire".
Poi era restato in silenzio, a lungo, nel mio silenzio lungo.
Capivo ora, forse capiva ora pure lui.
I vecchi, le donne, i fratelli, le figlie e i figli, gli amici di sempre, con cui avevamo camminato e vissuto fino a quel giorno, i loro odori, le loro risate sonore, perfino i singhiozzi del pianto, i bisbigli, le urla di gioia o di disperazione, ogni unico e irripetibile timbro di ciascuna delle loro voci... tutto era perso; partito per campi da cui - forse ci fu davvero chiaro in quel momento - non sarebbero tornati.
Il respiro che trattenemmo nel silenzio lo fece la montagna; con una sferzata di vento giù per le gole rocciose.
Soffiato il pensiero, il professore era tornato a STERMINIO
Sterminare dal latino EX TERMINARE.
EX TERMINARE cacciare fuori dai confini.
Disperdere con violenza, Distruggere
Non è una cosa nuova questa, quella che imparai in una parola nuova.
STERMINIO.
Scelsi, infatti, allora, in quel tempo lontano, di studiare. Allora o forse un po' dopo, dopo la Liberazione; scelsi quando seppi che quel professore di latino era finito pure lui nei campi dei nazisti e non era tornato; scelsi quando contai i miei che erano tornati e piansi Teresa e i suoi piccoli: loro no, non erano tornati.
Scelsi allora di studiare. Di sapere, di provare a capire non il cos'è ma il perché dello sterminio.
Imparai che pure gli americani che stavolta erano i buoni avevano fatto il loro con i Sioux, gli Apache e gli altri...
Imparai della notte di San Bartolomeo, della macelleria per le strade di Parigi e di quelle che seguirono da Bordeaux a Orleans...
Imparai degli armeni scacciati e trucidati, dispersi, distrutti... proprio come noi
L'ho imparato, visto e vissuto anche poi, lungo tutta la vita; nella terra dei fratelli slavi, ai margini dei deserti, nelle foreste d'ogni continente...
Lo imparo, lo vedo e lo vivo perfino oggi, nei giorni di queste mie memorie fuori dal tempo.
Ora so, ricordo, ripeto:
Sterminare dal latino EX TERMINARE.
EX TERMINARE cacciare fuori dai confini.
Disperdere con violenza, Distruggere
Nonostante tutto non ho però sciolto la domanda.
Ancora oggi so solo il come.
E non il perché.
Di ogni sterminio.
Eppure so che il mondo mi è casa e le genti sorelle.
Lettura e interpretazione di Antonio Sgorbissa.
Testo di Anselmo Roveda.
Allestimento scenografico realizzato dagli studenti dell'Accademia Ligustica di Belle Arti: Gianmaria Mazzarello, Eleonora De Ferrari, Noemi Bertozzi, Mara Amapane, Sharon Luminoso, Leyla Biri, Denis Zavala.